Ausencia

Ringrazio il Centro Cultural Tina Modotti e Antonio Nazzaro per la cura.

Ausencia

Ausencia arde

en el báratro

naturaleza

que se hunde en los muslos vino

de nepentes y droseras,

embrujo fosco de inercia,

mi animal

moribundo

arranca un sonido, una llama

argéntea cuchara derrite

el hada verde de la memoria

sobre esta áspera piedra negra

*

Assenza di Emilia Barbato (Italia) ita/esp

Assenza arde

sul baratro

natura

che affonda nelle cosce vino

di nepenti e drosere,

malia fosca di inerzia,

mio animale

in fin di vita

strappa un suono, una fiamma

argenteo cucchiaio sciogli

il verde fata della memoria

su questa aspra pietra nera

Traduzione: @antonio_nazzaro_cctm

Kate

Fragile. Fragile, fragile un sacco,
un bicchiere soffiato, un fagotto,

“Kate ha un bastone levigato”

non un gabbiano né un gatto.

Un brandello di carta
infuocata? Una sagoma alla finestra?
Mai la precisione di una biografia,
l’insostenibilità di vivere
oggi, si sbaglia la lingua, si riscrive la storia,
l’umanità come alla fine del mondo ha un’ora
precisa negli occhi, una fitta
la fiamma che morde la miccia.

*

Kate tessi e disfai anche tu una tela?
non hai granché ma tendi a ghermire
ugualmente il niente, lo spettro di un nome,
un momento, il silenzio che seguita
dopo Simone, uuush! … è sparito! Scivolato via
senza una spiegazione, cos’è Kate che ti rende sola?
Che assurdità! sai tutto di Leonardo
… e niente di quattro diapositive?
Tua madre, solo un volto del tuo volto
e l’amore una mano che muove cerchi
un castello sulla strada.

semana 1

Ringrazio il Centro Cultural Tina Modotti e Antonio Nazzaro per la cura.

Semana 1 de Emilia Barbato (Italia) esp/ita

Para convencerte, despliega, entre vencejos
y amapolas, trece apacibles semanas,
rodeados por las espigas de cebada,
por los silencios de las ruinas, mide
la productividad de tus hierbas
silvestres, tus harinas fallidas,
las semillas y los abonos que has omitido,
que ellas habrían querido.

*

settimana 1 di Emilia Barbato (Italia) ita/esp

Per convincerti, dispiega, tra rondoni
e papaveri, tredici miti settimane,
assiepati alle spighe d’orzo,
ai silenzi dei ruderi, misura
la produttività delle tue erbe
selvatiche, le tue farine mancate,
le semine e i concimi che hai omesso,
che loro avrebbero voluto.

Traduzione: @Antonio Nazzaro @antonio_nazzaro_cctm

Franca Alaimo su Primo Piano Increspato

Grata a Franca Alaimo che oltre ad essere una brava poetessa è anche un’ottima critica.

Una traccia narrativa tiene insieme le tre sezioni in cui si divide la silloge poetica “Primo piano increspato” di Emilia Barbato, dalla lucidissima consapevolezza della precarietà dell’esistenza ( ‘In rosso’: da leggere come la sottolineatura di un errore lieve, tollerabile e anche come un vago richiamo ad una sensualità in gemmazione): “Se ne va/ instabile lieve”, “un peso di polvere”, alla ricerca di un approdo (“Voci da un pontile”), che ora è il cielo, ora il mare, ora il cuore, ora la scrittura, in un eterno oscillare che ricorda “Il battello ebbro” di Rimbaud: “Battello perduto/ si allontana dal pontile in creste d’argento”.

Nella terza e ultima sezione il movimento sembra trovare quiete in un hotel (“L’ hotel”), dove i “clienti,/ caduti come rami,/ hanno un portamento strisciante”. Un luogo surreale, polveroso, cadente dove perfino i fiori sono sciupati, senza luce, e nelle cui stanze “l’immateriale chiede di entrare dall’interstizio”.

Sembra che la vita vi trascorra come la copia sbiadita di un’altra e che in essa s’innestino a volte frammenti di ricordi, lampi di grazia immaginaria, tra oggetti lisi e disordinatamente accatastati, ragni, falene. Come se il passaggio da una sponda all’altra non fosse che lasciare uno stato transitorio per approdare ad un altro anch’ esso tale.

Nella rete verbale, tuffata in flussi d’acqua, di nuvole, di pensieri carichi spesso di aggraziata indecifrabilità, restano impigliate le pagliuzze d’oro (nomi, simboli, luoghi) del mito, della storia e tradizione classica e non solo: costellazioni di riferimento all’interno di una vaghezza senza fine, perenne e antichissimo sguardo sul mondo, e, infine, esigenza di armoniosa intelaiatura di suoni.

Giuseppe Martella su Primo piano increspato

“Così incontriamo la cifra della sua poetica, il suo tacito farsi animale, pianta e pietra infine, in un percorso di pacata deposizione dell’io su un indicibile piano di immanenza, che qui ancora fa da sfondo alla residuale vicenda autobiografica toccata per punti di fuga, quasi note di un pianoforte esistenziale o chiaroscuri dell’esserci, dissolvenze sfumanti al nero, ma che poi verrà messo a tema nella successiva Primo piano increspato (2022) dove invece l’intreccio narrativo si dissolve in effetti di atmosfera, granuli di una impersonale, onirica aderenza al Reale come fusione fredda, religiosamente meditata, tra l’Immaginario e il Simbolico, (Lacan) in una sorta di partito preso delle cose dove le parole si acquietano, preludendo al silenzio che le custodisce e le attende. E si noti come tutte e tre le sezioni della seconda raccolta, si chiudano con delle dissolvenze propriamente ed etimologicamente cinematografiche, tali cioè che coinvolgono l’azione e la grafia, l’occhio e la mano, in unico gesto che si direbbe quasi di preghiera panica di ringraziamento, che nulla chiede ma solo corrisponde, come l’uccello, la cerva, il giglio, la foglia, alla grazia dell’esistere.”

Tempo e cura sono doni rari, ti ringrazio immensamente per questa recensione così accurata. Grazie Giuseppe Martella.

https://poesiainverso.com/2022/11/23/emilia-barbato-labili-trame/?amp=1

Inediti

Veramente grata ad Antonio Nazzaro e al collettivo Centro Cultural Tina Modotti per la traduzione e lo spazio concesso

La glicina y el jazmín de Emilia Barbato (Italia) esp/ita

Un vaivén aquel perfume de racimos
refuerza las bocas en lo alto.
Los inexpresables dientes de pez del jazmín
desprenden aquel poco de celeste a la noche
y se fatigan sobre los amantes,
sobre el desnudo de la palabra.

https://cctm.website/

L’inedito è stato estratto dal breverbario pubblicato sul blog letterario di Alfredo Rienzi che trovate di seguito

Sono immensamente grata anche alla mia cara amica Tatiana Visonà che leggendo il post su FB, e di conseguenza la versione automatica in inglese, mi ha donato questa sua bella traduzione

A to and fro that scent of racemes
Strengthens the mouths upturned.
The jasmine’s inexpressible fish teeth
Pluck blue nothings from the night
And toil on the lovers,
on the nakedness of the word.