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Così come in piccolo mondo antico
i pensieri e gli sguardi si fissano
sui sugheri immersi nelle acque lacustri, le
nostre vite restano in contemplazione
del numero che lampeggia
sul monitor della sala d’attesa,
ciascuno, quieto, occupa il filo
di lenza parallelo,
fino alla stratta del campanello,
poi di fretta
verso la stanza e il destino
che l’aspetta.

Il borgo dei limoni

In silenzio mi sorridi, alterno
gli occhi tra la dolcezza del profilo amato
e i colori vividi delle marmellate,
le mani al sole indaffarate
nella farcitura dei cornetti, hai negli
occhi la mia porzione di cielo,
il paradiso privato dove così facilmente mischio
questioni celesti e terrene, tra noi
la determinazione umana che batte
il ferro facendone un tavolino.
Stiamo, insieme a pochi fiori, qualche
pianta di rosmarino e tre limoni, su un terrazzamento,
sotto, per la via,
un vecchio malinconico
canta
‘I’ te vurria vasà’.
Hai mai pensato che il mare potesse apparire immoto?
rompersi in così tanti luccichii senza finire con le onde?
la disponibilità del tempo, ti dico,
e tutta la bellezza del paesaggio sono armi precisissime,
da taglio, il ronzare di un’ape
tra i fiori, poi, allunga,
irrimediabilmente,
la mano di Dio sulla terra.