Il nero delle forme

Spiegarne la nascita è impossibile, c’è tutto il mio amore per la poesia e per i poeti, solo questo.
Ci sono strofe da due e da tre, mescolate, ho giocato con molto piacere a questa piccola ricomposizione, sentita nel profondo.

Lascia che altri si facciano colomba
o digrignino i denti come tigri.(Charles Simic, Adelphi)
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi.(Giovanni Giudici, La vita in versi, Mondadori, 1965)
Si scinde in un colpo in rovina e salvezza,
in ammenda e premio, in ciò che è stato e ciò che sarà.(Wislawa Szymborska, Ogni caso, 1972)
Non si può dare la caccia a ciò che non esiste
alla noia al rispetto ai fiori
secchi conservati sotto campane di vetro.(Greta Rosso)
I ricordi che dormono nelle cassapanche di mogano,
pettinano i loro capelli di alghe sottomarine con un pettinino di fumo,(Winétt de Rokha, Oniromancia, 1943)
per giungere all’allegria…

View original post 822 altre parole

Il verso in me

Essere nelle prime ore del giorno
con lo stupore di un verso
Oh me, oh vita!’ le labbra recitano la poesia
di Whitman con la fede di una preghiera.

Gli occhi grati percorrono il suo piccolo corpo
patria di ogni sogno,
con premura sfiorano i libri raccolti
in pile sorridendo alle pagine che bisbigliano gentili.

Il tempo è pronunciato dalla sveglia minuta,
tic tac, tic tac’, lo dirige altera,
mentre la lampada addolcisce il paesaggio
familiare in un chiarore morbido.

Vita, che muovi i primi gesti
provvisori nel sublime,
la gioia fiorisce muta
ascoltando il crepitio del mondo.

La consapevolezza di me,
la certezza delle mie forze,
mi nutro di te, vita,
la tua scintilla m’infiamma.

Ricordo di dicembre

Avvolta dalla bruma e appena illuminata dalle gocce,
tutta raccolta nei profumi di sottobosco,
avanza una mattina di dicembre;
ti conduce a me, intero.

Le mani si muovono nel gelo,
restano felici lungo la curva della tua nuca,
c’è un solo calore, un respiro
che forma minute spirali nell’aria.

Rinasciamo,
nel sapore della bocca unica
dentro cui ci precipitiamo,
in questo sogno che ci riunisce mentre il sole tarda.

Hanami

La cenere soffoca il respiro delle ultime braci,
resta il buio delle sere
che goccia lentamente nel silenzio
e sulle regioni in apparenza piatte del mio cuore.

Gli avventati lo trovano ammalato,
malinconico per gli uomini passati,
piuttosto, si intrattiene nell’eternità delle piccole cose
animandosi di gioia.

L’opera nove numero due di Chopin suona,
il cuore tuona felice,
dimora e trema nel sorriso beato che adesso riposa,
lì dove il senso appagato di una vita si compie.

Preparo alcune gemme di tè,
raccolte in primavera restituiscono
un sapore vellutato alle parole
amalgamate ai pregiati aghi d’argento.

Le dita fredde si ricoverano su una bellissima
solitudine di fiori bianchi e rosa antico, al tepore della ceramica
contemplo l’hanami riflessa sulle acque paglierino
e il futuro che affiora in tutta la sua fragilità.