Trotter

dove finisce il canto degli uccelli
quando i tigli imbruniscono
in formazioni coniche profumate?
Cosa pensano i picchi rossi di tutto
il grande silenzio? E io che siedo
su una radice e guardo dalla stagione
sbagliata le ginocchia nodose
di un platano, in cosa credo?
Nel nutrimento che mi viene dalle tue mani
come anellidi alla bocca di un codirosso
la cui peluria tradisce l’età?
E quando taci? Forse anche io vado dove
si riparano le intenzioni e la voce dei passeriformi
che guardano da bulbi neri e lucidi
i colori calare di un’ottava sulla terra
restituendola alla sua semioscuritá

*

Qui, dove il cielo ha il malvezzo di prolungare i vortici
e il vento del nord riscalda, su uno specchio
convesso d’acqua, ti scrivo
l’atteggiamento delle nuvole che migrano.
Non esiste parola definitiva solo un linguaggio maldestro
di gesti, una minuta grafia e la sua manna
che somministra spirito, in un bramito la variazione
di suono dei nostri sguardi.