scie

gli aloni di polvere sulle pareti
danno un’impressione
di ingombro, le cornici e i chiodi
curvi nei muri ostinano presenze,
sono pagliuzze negli occhi, lacrimano notti
insonni e scie luminosissime di ricordi,
un’idea incenerita di stabilità,
la storia momentanea della nostra vita.

esercizio

affondi i denti nella polpa farinosa della mela,
la buccia liscia, lucida, si stacca, cede al morso
succoso della tua bocca; sorridi,
vivo nell’istante che ha l’odore intenso e breve del mare
e con l’umore mutevole di un eroe mi posizioni
la mutilata rotondità del frutto sulla testa
e accordi con un occhio la morte
con l’altro la precisione della balestra.

greto

quale greto manderà a memoria
il ricordo delle acque, i profili, le portate,
su quale sponda
i miei occhi ricominceranno a scorrere
come fiumi sui ciottoli,
di quale pianura traccerò
le anse, la pericolosità
di un nuovo meandro;
sei vecchio o saggio quando
i colpi che dovrebbero piegare
insegnano bellezza,
quando desideri restituirti ai luoghi.

maggio 5

dimentica l’esuberanza con cui i pendii
si aprono a maggio, le cime sempreverdi delle querce;
allontanati dalle spine dei prugnoli,
dall’aquilegia che fa elegante
e misterioso il sottobosco,
perdi la lentezza delle tredici gocce di veleno
nei passi, i salti cristallini delle sorgenti
da cui imbarchi acque, il tempo che ti è appartenuto.

maggio 4

prendi una fitta infiorescenza,
il suo colore pallido, un profumo intenso
nel giardino segreto di tre fanciulle,
figlie della notte, produci,
da tredici coroncine fertili,
un distillato lenitivo, un olio essenziale;
calma la confusione dei pensieri,
i disturbi d’ansia, la paura delle spose.

maggio 3

5

spargi spore sulla pietra dura,
fanne giardini, perché diventino
paesaggi ideali in miniatura,
tredici isole perfette di tempo,
contempla nella totale incapacità di cogliere
il reale, lasciati percorrere dalla dolcezza
ineffabile di maggio, dalle sue arie miti,
dalla sua tenera tristezza.

maggio 2

diluisci nelle acque del tempo questi pigmenti
finemente macinati, i minuti, le ore,
i giorni inoperosi, disegna
un paesaggio di brume,
cristalli opachi di galaverna,
che sia trasparente
l’urlo di queste tredici apparenti primavere;
risolvi quest’impressione di inattualità.

maggio

per convincerti, dispiega, tra rondoni
e papaveri, tredici miti settimane,
assiepati alle spighe d’orzo
e ai silenzi dei ruderi, misura
la produttività delle tue erbe
selvatiche, le tue farine mancate,
le semine e i concimi che hai omesso,
che loro avrebbero voluto.