L’assedio
è un rosaio intricato
di pensieri, il turbamento
di un umido equivoco nella bocca.
Ho voluto scriverli e riscriverli più volte, questi quattro versi che compongono la poesia Assedio, tratta dalla raccolta Capogatto di Emilia Barbato, pubblicata a maggio di quest’anno da Puntoacapo editrice.
Ho voluto copiarli, cancellarli, riscriverli e mandarli a memoria, e poi di nuovo cancellarli e trascriverli e ancora daccapo fino a sentire emergere, quasi a palparla concretamente, la consapevolezza di questo “assedio” che attanaglia la visione poetica dell’autrice, come un dolore nascente e ancora non ben localizzato.
Attraverso questo prisma va forse letto Capogatto, libro che ho molto ammirato, come ho ammirato la capacità dell’autrice di rivelarci, tra le maglie di un’aggraziata disillusione per le cose del mondo, che in realtà “quello che dovremmo recuperare con cautela / è il nostro modo di essere luoghi”.
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Ci tengo a dire che ho spedito capogatto a Riccardo dopo aver letto il suo Geografie Private, regalatomi dal mio editore.
Sottolineo che ho avvertito il bisogno di farglielo leggere perché ho deciso di trasferire tra gli scaffali e nelle stanze di Edest il mio modo di essere un luogo. Grazie Riccardo ho stima della tua poesia.