Tracce

Tracce di felicità nel silenzio che questa mattina
allunga sui luoghi, nell’eco delle verità lontane dalla società,
nello stordimento di questo presente solitario,
il passato coniugato per le vie di San Lorenzo
e il futuro di te,
di quello che saremo
senza che io provi a prepararlo.
Coltivando lo straordinario di questa nostra sospensione.

Sparizioni

La notte dirige il vero delle cose,
le impercettibili voci dei meccanismi
che respirano nell’assenza dell’uomo, così,
il ronzio monotono di un distributore,
l’incomprensione nasale
dell’idrante rotto,
la gioia di un canestro disatteso,
il clamore delle insegne dei motel nel silenzio.
Sospesi, si resta
con l’imbarazzo della propria presenza,
evitando di muoversi con irruenza nelle nebbie,
si resta, favorendo una progressiva sparizione.

Giorni approssimati

I giorni che ci distanziano
hanno la natura delle nuvole,
provvisorie e senza tempo
richiamano la libertà delle
mie parole sulla tua bocca,
la prima dichiarazione improvvisata
lungo le vene
interrompe il pallore della pelle,
aprendomi alla moltitudine
di sfumature che conosce
il nostro cielo, così prossimo
alla devozione del tuo sguardo.

Le sorelle

I

Quel tetto quieto, sparso di colombe,
Fra i pini palpita, e pur fra le tombe;
In fuoco il giusto Meriggio combina
Il mare, il mare, sempre rinnovato!
Quale compenso a un pensier passato
Un lungo sguardo alla calma divina.
Il cimitero marino – Paul-Valéry

Svariati mesi fa e un ventre piatto,
le due case hanno ereditato
e perso, in modo diseguale,
l’infanzia e le cronache della mia stirpe.

Ieri, mentre l’opalescenza della città
si insinuava sotto le lamine della notte,
ho sorpreso una sorella col grembo gravido
ridere scomposta nel posticcio rampicante verde,

si è chiusa agli sguardi, consegnandosi
ad un’alterigia volgare e beffandosi delle proprietà
e degli uomini che le occupano, nella stessa temporaneità
che usa la natura distribuendo le luci lungo la curva del giorno,

le mura invece restano, quasi eterne,
sopravvivono lasciandosi
illuminare nel tempo, eppure, le pareti disadorne,
declinano il violento disegno dei cardini

non siete che un doloroso innesto
dicono gli infissi agli inquilini
mentre fuori il vento fischia
incanalandosi nelle grondaie.