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 natura marcescente d’oro
 nelle mani     venature 
                                    eravamo
 la costola che si allunga nel greto della notte
 cava interminabile                credo
 di un tempo
                                                  vento!
 Una soglia siderale a cui consegno
 questa pazzia di desiderare.
                                            
      Il latte che nutre l’agnello
 gemma e buca la neve; 
                                quieta raccolgo l’ultimo fiore
                                                   bianco. 

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Se l’acero ha l’intenzione
è il ramo che la termina
tiglioso – precipita la foglia
in una traiettoria d’occhi
e nelle bocche brucia un fuoco.
L’inabitabile picciolo d’amore
secca e il pensiero che l’aveva
sopraffatto torna a mandare
a memoria il passo del vento;
il prossimo inevitabile inverno.