Di questo piccolo, vecchio orologio –
il quadrante tra indice e pollice
ricorda l’altro, quello più grande –
nelle sfere celesti ruotano le dita,
il tempo, il tuo viso magro,
una data in forma di morte
e un poco torna il polso,
la polla verde degli occhi
e nelle mie mani lunghe
– millenovecentonovanta –
la tua dissolvente assenza,
l’ex voto a nostro padre amore.
La rosa in più
Riconoscente per questa premura. Ringrazio Rosanna e tutta la redazione per aver ospitato i miei versi.
Il Flipper di oggi 07.10.22
Non diceva poiché toccava re Edipo cresceva forza grande nei grigi casamenti. Un regalo immaginario la carità dei campi di grano... parole! L’essenza del crimine la sera stessa dell’arrivo poi una confraternita di élite, il metamondo di segni e simboli.
Camilla Ziglia su Flipper
Ringrazio Camilla per questa notevole recensione e Alfredo Rienzi per aver dato spazio alla lettura e ai testi di Flipper sul suo bel blog “Di sesta e settima grandezza”.
Tortoise on the loose
Lungo la verticale un’esistenza
vegetale rasa il muro, muove
un tessuto tramato d’aria.
Segue una discontinuità di grigio,
la pioggia, due file di lastricato.
Mediocre e pregevole si struggono.
Si disfa la parola come uno strappo
nella tela di una scarpa, passato e futuro
sferzano fulminei l’ora. In basso
l’uscita laterale dà sul pilastro
dove leggo “tartaruga in libertà”.
Trascurabili bellezze
Ringrazio Marco Ercolani per l’ospitalità
https://ercolani.art.blog/2022/09/10/trascurabili-bellezze-emilia-barbato/
Daniela Pericone su Primo Piano Increspato
Ringrazio tanto Daniela Pericone per questa curata recensione e Laboratori Poesia per aver dato spazio al mio ultimo libro. Primo Piano Increspato, Stampa 2009 prefazione Maurizio Cucchi
*
È in un cerchio di spuma e di luce
che mi frango insieme ai soli d’acqua.
Per gravità l’onda si apre nello spazio
e si ritira in una grafia di granelli.
Brilla nella regola la parte
rende al cielo il suo tutto
e lo specchio di sabbia ritrova l’astro
intero; un portato rapido di azzurro,
un’orma subitanea. Come cambia la spiaggia,
la santolina si allunga
un po’ di più dei gigli
[che di mattina hanno il fiato
addolcito di latte così chini
ai piedi del ginepro] e i legni stanno su
secondo il carattere di chi li ha disposti ieri,
oggi i gusci delle arselle sono
ancora più vuoti e levigati,
bianchi come minute ossa di mare.
Qui, dove tutto muta, “quale peso ha mai l’uomo?”
*
Questa mattina inciampa
in una camicia da notte troppo lunga,
le sue ossa (puntute) restano
nel poco di una breve stretta,
un ricordo avvolge l’amaro del caffè
nel freddo della tazza
e le tortore si muovono appena sui tetti
– in un frullo d’ali due richiami –
In questa mattina guardo il domani
con lo sguardo di un vecchio
che ho visto a Le Havre.
Puntava il mare
seduto su una sedia da regista.
Dal suo baracchino di legno
bianco si teneva la testa e guardava
e il cielo gli prometteva pioggia
e i sassi tiravano un respiro di sollievo
ma lui no, lui era una rupe sull’arenile.
La sigaretta
Sikhara, seme di parola, alla sommità del cilindro i fianchi tremano un po’, provvisori rovinano. Più in basso un orlo di fuoco spumeggia, anello nero di calore sposa in eterno vita e morte nel tabernacolo. “Il desiderio è spietato/come il sepolcro/carboni roventi sono i tuoi fianchi/ Una scheggia di Dio infuocata”. Due amanti nuovi per il cantico di Salomone nel mio fiato ormai amaro. È lontana la dolce; piccola morte creatrice. La sigaretta è un sasso che viola la superficie. Cade fino in fondo, tocca un miscuglio che si leva in obliqua fluorescenza. Gli occhi tondi delle creature osservano dal semibuio un'operosità di due o tre superordini. L'inerte freme. La definiresti una pace di pietra, ma la stasi è moto cullato da lingue agili di corrente, nuclei intorno a cui ruota l’invisibile. La discontinuità della materia. Lenta trasformazione. Essenza di cenere e vertigine, mia infinita piccolezza davanti alla vastità. Anche questo corpo come una foglia di tabacco si disfa.