l’uomo venuto dal mare

tutto è silenzio, principio di suono, materia
liquida che avvolge, i capelli ritirate
caracee e il seno sospeso un senso,
una bianca vertigine, tra i denti
scivola il rosso mollusco della sua lingua
e lungo le scapole sporgenti, la curva
lombare della schiena, lui è una corrente,
un abisso, un indomabile tormento.

l’uomo venuto dal mare

almost relentlessly she looks for him
where the waves break, with her knees
in the grains of sand, she gathers
gems for the eyes to see, if her lips
she seals in her breathing heat
he kisses her in her mouth endlessly
and while she winding calls him
he emerges silvery, in the roar
of the crash, from the sea.

splendida traduzione di Davide Trame che mille e più volte fa suonare i miei versi. Grazie Davide.

a Miklós Radnóti

dai tetti di pietra la luce azzurra
delle vette porta il sogno del tuo
corpo fuori mirino, il guaiolare
del vento opposto allo sparo è
un sistema vascolare là dove
brusiscono i tuoi versi, tra abiti
comuni, come una felce franca
nella fossa, fiatano esametri
sul taccuino, la passione della bocca
sopra la donna amante e amore,
le lunghe ombre della prigionia,
la pazienza del fiore scritto verso
la morte, il nocciolo del poema,
vedi le cose come tornano e
a quanta distanza, come lavora
per mano di una penna la vittoria?