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Arsi i cirri di luglio
posano in un umore di ombra
le mani. Rimbalza sul lago
un papavero                un paesaggio
breve di nebbia e ubbia          la voce
di un fantasma            sulla schiena
della vita cade la notte!

Spillo spietato – malefica memoria
traversa del tempo la carne come
questi sassi riferiscono i ginocchi.

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veleggiare sguardi liquidi
come corsi che si sbagliano,
vegliare acque che aprono fianchi
paludosi di cannucce e dietro spatole
bianche fianco a fianco. I becchi
il fondo setacciando, tuttavia
si voleva solo confluire in un naviglio
felice, appartenere a arcipelaghi
duraturi, di moderata sicurezza.

maggio

Maggio in appena un vento
di memoria     un perlaceo d’occhi.
Tace la campana        cala un’ombra
che non arretra           non apre
al turbamento la rosa ma le china
il capo gravido d’acqua come di pietra,
i più segreti alvei sulle foglie e
un peso per quel nome nella ruggine.