Giuseppe Martella su Primo piano increspato

“Così incontriamo la cifra della sua poetica, il suo tacito farsi animale, pianta e pietra infine, in un percorso di pacata deposizione dell’io su un indicibile piano di immanenza, che qui ancora fa da sfondo alla residuale vicenda autobiografica toccata per punti di fuga, quasi note di un pianoforte esistenziale o chiaroscuri dell’esserci, dissolvenze sfumanti al nero, ma che poi verrà messo a tema nella successiva Primo piano increspato (2022) dove invece l’intreccio narrativo si dissolve in effetti di atmosfera, granuli di una impersonale, onirica aderenza al Reale come fusione fredda, religiosamente meditata, tra l’Immaginario e il Simbolico, (Lacan) in una sorta di partito preso delle cose dove le parole si acquietano, preludendo al silenzio che le custodisce e le attende. E si noti come tutte e tre le sezioni della seconda raccolta, si chiudano con delle dissolvenze propriamente ed etimologicamente cinematografiche, tali cioè che coinvolgono l’azione e la grafia, l’occhio e la mano, in unico gesto che si direbbe quasi di preghiera panica di ringraziamento, che nulla chiede ma solo corrisponde, come l’uccello, la cerva, il giglio, la foglia, alla grazia dell’esistere.”

Tempo e cura sono doni rari, ti ringrazio immensamente per questa recensione così accurata. Grazie Giuseppe Martella.

https://poesiainverso.com/2022/11/23/emilia-barbato-labili-trame/?amp=1

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