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Ho sentito spesso chiamarla come un giglio malato da sé, senza riuscire a non fare altro che farsi pensare, per la realtà che scavava ben oltre le sue fotografie, quei rituali domestici e gli spazi che sapeva riempire con poco.
Lei potrebbe apparire come angelo caduto, una foresta nel pieno dell’inverno o una casa che all’apparenza può sembrare abbandonata. C’è tutto questo ed altro, la sua nudità e il suo smarrimento.
Avvolge e fa sentire il suo dolore. L’omaggio per me era dovuto, ed ho cercato le voci che pian piano sono arrivate a fare parte della mia vita e che adoro, per quello che sono, Donne, Mamme, Poetesse e Vita…si vita.

in questo quando d’ombra e presagio
trattienimi parola sul limite oscuro:
è una cicatrice d’alabastro la pelle agli occhi del giorno
dove lasciare polvere di trascorsi e sabbia
assente d’orma che non siano i miei fantasmi
.
scivolami…

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