Un riflesso ardesia scappa via dai grani smarriti
nel cerchio di rassegnata solitudine,
si apre il rosario sulla coperta
di merletto modesto e ingiallito.
Il presente è fermo al tuo corpo vuoto,
scritto in questa immobile attesa,
nel lembo di cielo che gli occhi implorano ai palazzi,
nelle antenne scintillanti di sole.
Fanno rumore le storie che ti sopravvivono,
praticano il rito senza cuore, come si conviene,
e un silenzio o s c e n o le mie parole,
decomposte nel niente di un fosso.
Un piccione avanza veloce, in un’ellisse di polvere
e carte sporche, mentre io ingoio l’amaro delle lacrime
e aspetto che ti conducano qui, nel cortile dove giocavamo,
quando io ero la tua bambina e tu la mia nonna onnipresente
mi hai consegnata a un’altra assenza, hai lasciato le
mie mani, bruciate dal gelo della tua fronte, e me
alla presenza discreta dei quattro angeli
che ti precedono negli ultimi passi.