A Luisa – mia –

Un riflesso ardesia scappa via dai grani smarriti
nel cerchio di rassegnata solitudine,
si apre il rosario sulla coperta
di merletto modesto e ingiallito.

Il presente è fermo al tuo corpo vuoto,
scritto in questa immobile attesa,
nel lembo di cielo che gli occhi implorano ai palazzi,
nelle antenne scintillanti di sole.

Fanno rumore le storie che ti sopravvivono,
praticano il rito senza cuore, come si conviene,
e un silenzio o s c e n o  le mie parole,
decomposte nel niente di un fosso.

Un piccione avanza veloce, in un’ellisse di polvere
e carte sporche, mentre io ingoio l’amaro delle lacrime
e aspetto che ti conducano qui, nel cortile dove giocavamo,
quando io ero la tua bambina e tu la mia nonna onnipresente

mi hai consegnata a un’altra assenza, hai lasciato le
mie mani, bruciate dal gelo della tua fronte, e me
alla presenza discreta dei quattro angeli
che ti precedono negli ultimi passi.

binario numero quattro

Come può il sole essere così crudele
e allungarsi luminosissimo sulla tua coperta sfatta?
o il prato continuare a sfavillare sfacciato,
tra i fili di smeraldo che fanno a gara
con il cielo azzurro e sovrano?
tu sei nell’angolo
in ombra nella stanza e non ti accorgi del mondo
che fuori seguita piano.
Persisti nella stanchezza degli anni,
mentre la cartapesta vince
ogni giorno di più la pelle,
affannata come una locomotiva sbuffi.
Piano primo, camera quattro, è questo il numero del binario morto
dove hai deragliato, su cui ti hanno sospesa
in attesa di un prodigioso riparo,
mentre imprechi contro il tempo e la sua usura.
Hai attraversato una guerra,
cresciuto sola quei due figlioli
che litigano e rimproveri
tenendo serrate le labbra,
trattenendo negli occhi delusione e rabbia
e a niente vale la tempra
o l’operosità dei giorni andati, indifferente,
il destino dei vecchi si compie uguale.

Radicare

Mi sorprendi
assorta tra le pagine, con questo
tuo biglietto tra le mani,
ti dichiari davvero indeciso.

Cosa dirmi? dopo tutte le parole
scritte,
sussurrate,
vissute.

Poi hai scelto,
un verso,
un po’ come oggi, che
mi fai l’amore.

Quando metti a dimora,
al centro esatto
dei miei giorni affaticati,
la saliva dei tuoi baci appassionati.

En l’absence

L’intimità si adagia nella modulazione della voce,
nel languore proprio del turbamento,
una vertigine che si cela dietro ogni mio sorriso,
fisso sulle labbra.
Una pausa, due, le tue parole sempre più profonde,
mi dici ‘è bello così, vero?’
ti rispondo a monosillabi
mentre lascio che restino aperte
le tue mani sul mio viso,
un piacere sconosciuto
questa mia sparizione
dietro ai polpastrelli mentre inizi l’amore,
quando mi scorri e mi anticipi
come fossi proprio quel periodo
del libro letto insieme qualche mese prima
une terre floride en l’absence