L’occhio del ciclone è morte
indolore, tutt’intorno nubi
torreggianti, vendetta di venti,
trasparenza nel modo di gemere
uguale dei rami poi spezzati
in aguzze estremità di legno.
Prossima a una sommità
di ceppi sono erba, tremo!
E la luna – in un cielo di poco più scuro – lo guardava dall’alto. Come dimenticare? Egli disse. Altro non esiste che un passo di polvere nella fame del vento. E dopo gridò come un falco e negli occhi l’alveo delle nuvole dove scorre tutto il tempo e nelle mani la sua natura umana, immoderata.
L’occhio del ciclone è morte
indolore, tutt’intorno nubi
torreggianti, vendetta di venti,
trasparenza nel modo di gemere
uguale dei rami poi spezzati
in aguzze estremità di legno.
Prossima a una sommità
di ceppi sono erba, tremo!